Invalsi, il nuovo che avanza: ritornano le classi deifferenziali, le scuole speciali. A quando i ghetti i nei ricoveri negli istituti ad hoc?

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Segnaliamo tre fondamentali articoli di Rossella Latempa pubblicati su Roars.it:

1 – Il tuo futuro è scritto nei test INVALSI: le preoccupazioni del Garante della Privacy
2 – Il tuo futuro è scritto nei test INVALSI: learning analytics e dispersione scolastica
3 – Il tuo futuro è scritto nei test INVALSI: aprire la black box

Volevamo prima però aggiungere le riflessioni che seguono.

Una delle grandi “conquiste” realizzate dalla digitalizzazione sarà la modernizzazione delle imprese, del lavoro, del marketing che dilaga nella politica, del business, insomma della società intera: trasformeranno la vita degli umani con la digitalizzazione nel “migliore dei mondi possibile”: “il mondo più disumanizzato possibile”.

Naturalmente la scuola deve essere tra le prime istituzioni che deve aggiornarsi, per questo l’impegno del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) donato dalla Unione Europea, Commissione e Banca Centrale Europee ai paesi che ne fanno parte, e che “godono” dei finanziamenti, impongono progetti e programmi che hanno come obiettivi diretti o indiretti non solo una pronta digitalizzazione ma anche l’unico modello di insegnamento e formazione finanziabile, quella degli operatori delle professioni digitali del futuro.

In questo contesto l’INVALSI, o i suoi committenti, hanno scoperto, già da due anni, una nuova funzione da affidare alle prove oggettive e standardizzate: quella della Predditività.

Il presidente dell’INVALSI, dottor Ricci, in un incontro registrato e visibile su YouTube ha esemplificato il senso della Predditività, in questo caso dei risultati scolastici: dal risultato ottenuto alle risposte sbagliate a un quiz INVALSI di matematica un bambino di seconda elementare che manifesta una “fragilità” fa prevedere, con relativa certezza, che tale “fragilità” si trascini fino al terzo liceo. (nel primo degli articoli da noi segnalati della professoressa Latempa i lettori potranno collegarsi con il canale Youtube la registrazione del confronto diretto in TV).

Questa previsione è stata ottenuta o consultando le sfere magiche delle fattucchiere o con il metodo di Cesare Lombroso che riconosceva e classificava

la natura delinquenziale degli umani attraverso la misurazione dell’indice cefalico, o calcolando gli affossamenti nel cranio dei “brutti ceffi”.

Le prove “oggettive e standardizzate” somministrate a milioni di alunni e studenti nel nostro paese (2 milioni e mezzo circa ogni anno) oltre a valutare l’apprendimento hanno la capacità riconoscere e prevedere le fragilità presenti, e perciò anche future, nei prossimi 13 anni.

Il dott. Ricci, statistico provetto, ci sta suggerendo che la scuola, in tutti i casi, non serve ad un fico secco: se un bambino di 7/8 anni non sapesse fare le operazioni è destinato a non sapere di matematica a 18 anni, soprattutto se la sua famiglia (il contesto) è poco scolarizzata, incolta e dedita ad un lavoro di “basso rango”.

Ma l’INVALSI, il Governo, Il PNRR sono buoni a hanno già previsto di sostituire/integrare la scuola con corsi speciali, in orari diversi, insegnanti diversi, locali diversi che rafforzino lo stigma costituito dal cattivo andamento ai quiz.

UN PO’ DI STORIA

Praticamente stanno programmando la riedizione, delle classi differenziali e delle scuole speciali che la legge 517 ha abrogato nel 1977, i ghetti e gli istituti in cui, i ritardati, i caratteriali, i portatori di handicap, venivano raccolti e conservati perché non contaminassero le classi dei buoni e bravi alunni e studenti provenienti da famiglie colte e benestanti.

Dal 1849 con la riforma di Gabrio CASATI è sancita l’istruzione obbligatoria ai minori, ma non ci si occupa dei soggetti portatori di handicap, perché considerati ineducabili. Questa è la fase dell’esclusione e dura fino agli anni venti del Novecento.” ( Pietro Boccia Educazione e scuola)

L’art. 415 del Regio Decreto 26 aprile 1928, n. 1297, recita che: “Quando gli atti di permanente indisciplina siano tali da lasciare il dubbio che possano derivare da anormalità psichiche, il maestro può, su parere conforme dell’ufficiale sanitario, proporre l’allontanamento definitivo dell’alunno al direttore didattico governativo o comunale, il quale curerà l’assegnazione dello scolaro alle classi differenziali che siano istituite nel Comune o, secondo i casi, d’accordo con la famiglia, inizierà pratiche opportune per il ricovero in istituti per l’educazione dei corrigendi”.

È quindi il Decreto del 1928 che dopo decenni, di rifiuto, dispone l’”accoglienza” dei “disturbatori” con una “soluzione concentrazionaria” mettendo, possibilmente, insieme quegli umani segnati da stigmi uguali o simili negli stessi spazi istituzionali.

Un’accoglienza che è soprattutto identificazione, selezione, emarginazione nelle classi differenziali, nelle scuole speciali, negli istituti.

LA LEGGE 517 DEL 1977

Bisogna aspettare altri 50 anni perché la legge 517 nel 1977, decreti e riconosca la completa umanità delle persone portatrici di handicap, disabili, disagiate, e apra le scuole anche ai bambini portatori di handicap, alla loro presenza e partecipazione.

Non è un caso che la legge avesse come obiettivo prevalente l’abolizione delle pagelle e la sostituzione dei voti numerici con schede di valutazione ampiamente descrittive e che stimolavano alla narrazione dei percorsi, dei processi, dei bambini.

Il 1977 fu un anno cruciale in Italia per il riconoscimento dell’umanità degli ospiti dei “manicomi”, il culmine dell’affermazione della lotta contro la segregazione manicomiale, l’anno seguente, infatti venne approvata la legge 180 che chiudeva i manicomi e trasferiva alla sanità e alla società civile tutta la convivenza e la cura del disagio mentale.

La legge 517 quindi, non solo ha preceduto di un anno la riforma “Basaglia”, ma era anche una testimonianza del riconoscimento, dell’accettazione delle diversità e della loro presa in carico e cura. La legge 517, infatti, prevedeva non poche altre novità rispetto al tran, tran ordinario della scuola.

La prima era fra tutte una valutazione narrativa che restava individuale e personale senza propensione al confronto, alla categorizzazione, alle classifiche.

Ma la classe si trasformava: il numero degli alunni, negli stessi spazi classe, diventava massimo 20, rispetto alla normativa che ne prevedeva 25. Apriva alla compresenza degli insegnanti, assegnando alla classe un insegnante di sostegno che avrebbe dovuto essere particolarmente preparato alla presenza di bambini con difficoltà.

Soltanto queste due condizioni hanno avuto un costo economico molto impegnativo, quello dovuto all’assunzione di 100mila insegnanti di sostegno, e all’aumento di almeno 50mila classi con un numero ridotto di bambini.

Nessuno ha mai avuto il dubbio che questo aumento di occupazione non sia stato un beneficio per tutta la scuola e per tutta la società, non solo sociale ma anche economico. Quello che invece è mancato totalmente è stata l’istituzione delle équipe psicopedagogica che rafforzasse e approfondisse la funzione della scuola.

La scuola accogliente, inclusiva è stata una esperienza evidente e inoppugnabile che la pratiche di accettazione e rispetto delle diversità realizzano una crescita di benessere non solo per reietti e gli ultimi ma per le intere comunità che li accolgono, “dove stanno bene gli ultimi stanno meglio tutti”, “dove stanno bene i bambini, gli anziani, i fragili tutti possono stare meglio.”

Non mancarono i dinieghi da parte di una minoranza di insegnanti ma sono stati anche uno stimolo alla discussione proficua ad un’accettazione più consapevole ed attiva al cambiamento ed ad una verifica esperienziale nella pratica.

Il PROGETTO DI VALDITARA

L’attuale governo Meloni si accinge a riprodurre obiettivi di separazione, discriminazione, emarginazione stigmatizzazione gravi per la società nel suo complesso gravissimi per la scuola. La predittività lombrosiana con i suoi malefici strumenti “i quiz” INVALSI, le “prove oggettive e standardizzate” stanno raggiungendo il loro obiettivo più basso. Quello di stratificare la società, rendendo impermeabili e inaccessibili a tutti i livelli più ambiti, rendendo ipertrofica e ostile a più la società.


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