Storia di una sanzione disciplinare (puntata 1)

Storia a puntate in tempo reale a cura di Piero Castello

La sanzione disciplinare inflitta a Flavio Maracchia Insegnate di scuola elementare di Roma

QUI COMINCIA LA STORIA

La storia è quella del Maestro Flavio (Flavio Maracchia) che insegna ai bambine/i di quinta A della scuola elementare Francesco Crispi di Roma. È un esperimento…raccontare una storia mentre ancora sta accadendo, facendo seguire le puntate successive in tempo reale (quasi) mentre si svolgono gli avvenimenti. L’inizio vero è quando il 10 maggio i bambini di quinta avrebbero dovuto fare le prove INVALSI di matematica e compilare i famigerato questionario. Flavio c’ha pensato bene e le prove non gliele ha fatte fare! Che s’è inventato? Flavio si è inventato di usare un’arma antica l’OBIEZIONE DI COSCIENZA, una nobile pratica di chi è disponibile a pagare il prezzo per non fare violenza alle proprie idee, principi, convinzioni. Ma di questa pratica potremo parlarne in seguito anche con gli interventi dei lettori. Adesso invece leggiamoci gli “atti”:

  1. La prima dichiarazione di obiezione di coscienza che Flavio ha indirizzato alla Dirigente.
  2. La seconda dichiarazione di obiezione di coscienza che Flavio ha allegato ai fascicoli dei quiz, che poveretti sono rimasti intonsi.
  3. La lettera con la quale al Dirigente da inizio ad un provvedimento disciplinare nei confronti del maestro Flavio.
  4. L’articolo di Marina Boscaino con il quale la giornalista informa del fatto i lettori.

Se leggerete queste righe domani, mercoledì 29 maggio 2013, probabilmente noi (Flavio e io Piero) saremo ancora nello studio della Dirigente a sostenere con lei un contraddittorio, la fase ultima prima che la dirigente o archivi l’iniziativa o somministri la sanzione a Flavio.

A domani per la prossima emozionate seconda puntata.

 

Invalsi, l’obiezione di coscienza del maestro Flavio

Il maestro Flavio il 10 non ha somministrato le prove di matematica alla sua classe. Il dirigente attiverà un procedimento disciplinare.

di Marina Bioscaino

lunedì 27 maggio 2013

La sempre più triste tornata Invalsi è finita, ma non dobbiamo smettere di parlarne. Il 10 maggio il maestro Flavio (alle primarie i bambini li chiamano così, senza cognome; in realtà Flavio Maracchia, insegnante della Crispi di Roma) ha suggerito una pratica interessante per sbarrare la strada ai test Invalsi: l’obiezione di coscienza.

Provo a raccontarne la storia, anche per ricordare come nella nostra scuola spesso sonnolenta, pavida e acquiescente esistano ancora individui capaci di reagire e rischiare in prima persona per sostenere un principio.

Il maestro Flavio il 10 non ha somministrato le prove di matematica alla sua classe, la VA, e ha inviato alla dirigenza un testo, corredato da un impianto normativo di tutto rispetto, che riporto di seguito, perché a tanti farebbe bene leggere o ri-leggere certe cose (il Testo Unico sulla scuola, dlgsl 297/94 art. 395, Funzione docente; dlgsl 59/04, art. 5 Capo III. Finalità della scuola primaria; Dpr 104/85, Premessa generale Caratteri e fini della scuola e valutazione). Il testo è questo:

Obiezione di coscienza

Il sistema di valutazione Invalsi non funziona.
Nel migliore dei casi è frutto di un nonsense pedagogico, un equivoco, o semplicemente il risultato ultimo di un’ingenuità  didattica.
Nel peggiore dei casi è invece il maldestro tentativo di un appiattimento formativo, il documento certificato di un decadimento culturale, una blasfemía.
Ma non è questa la circostanza opportuna per una sua confutazione.
Questo è soltanto il momento per una doverosa obiezione di coscienza. Una opposizione netta. Una forma di resistenza, coerente con il faticoso lavoro quotidiano di docente della scuola primaria, nel carrozzone malconcio della scuola italiana.
La nostra memoria storica è ricca di persone qualunque contraddistintesi per il solo fatto di essere rimasti fedeli a un ideale. Uomini e donne che nel risorgimento, poi nel periodo delle due guerre mondiali, nelle lotte per i diritti civili condotte fino ai nostri giorni, hanno trovato il coraggio di dire un semplice NO. Capaci di coerenza anche quando la loro professione di fede ha significato scelte scomode e comportato finanche la loro sciagura.
A scuola li celebriamo spesso portandoli come esempio ai nostri studenti. Che credibilità avremmo allora come maestri se chinassimo la testa davanti a quanto consideriamo ingiusto e offensivo?
Adesso tocca a noi. E non potrebbe essere altrimenti. Guai al popolo la cui scuola smettesse di essere luogo primigenio e culla di princípi e ideali.

Flavio Maracchia

Venerdì 17 maggio, dopo il collegio dei Docenti, il maestro Flavio ha ricevuto dalla dirigente una lettera che configura l’inizio di un procedimento disciplinare per “omissione svolgimento atti dovuti inerenti alla funzione docente (art. 493 Dlgsl 297/94)”. Nella lettera della dirigente si legge che “la somministrazione delle Prove Invalsi è obbligatoria ai sensi dell’art. 51 del DL 5/2012, che prevede che la rilevazione degli apprendimenti costituisce parte integrante dell’attività ordinaria di istituto” e che “tale attività è stata deliberata dal Collegio dei Docenti del 03/09/2012 ed inserita nel Piano Annuale delle Attività”.

Alla richiesta del maestro Flavio di avere in mano la delibera del collegio dei docenti, gli viene prodotta copia del verbale del collegio di settembre (durante il quale quella delibera avrebbe dovuto essere assunta), che non fa alcuna menzione degli Invalsi. Inoltre: la circolare che scandiva la somministrazione delle prove nei giorni in cui la scuola primaria vi ha partecipato (7 e 10 maggio) si riferisce ad una presunta obbligatorietà della somministrazione stessa da parte dei docenti, in virtù dell’art. 51 del DL 5/12 sopra citato. In realtà, senza un’apposita delibera del collegio dei docenti non esiste alcun vincolo in tal senso.

Proviamo a mettere in ordine le cose. Anche perché il caos artatamente creato rispetto alla normativa Invalsi ha consentito ai soliti dirigenti più realisti del re di sostenere ipotesi insostenibili e commettere arbitri inaccettabili. Non è vero che il DL 5/12, in cui l’articolo sull’Invalsi va a cadere quasi casualmente (dopo la lunga vicenda normativa, farraginosa e ingarbugliata, culminata con il pronunciamento nel 2011 dell’avv. dello Stato Paolucci, che affermava la non obbligatorietà per le scuole di essere sede degli Invalsi e determinò l’incompetenza delle scuole rispetto alla materia, poiché nessuna legge affidava loro questa competenza), ne determini l’obbligatorietà.

A proposito dell’art. 51 del dl 5/12 l’avvocato Mauceri (Per la scuola della Repubblica) chiarisce: “Si tratta di una disposizione formulata in modo ambiguo, ma che certamente non afferma l’obbligatorietà dei docenti a svolgere tale specifica attività a prescindere dalle delibere dei Collegi, né, tanto meno, l’obbligo dei collegi dei docenti di deliberarle. Poiché l’anno scorso era stato a lungo dibattuto proprio di obbligatorietà e la questione si è riproposta anche quest’anno, se il legislatore avesse voluto stabilire l’obbligatorietà delle prove Invalsi, avrebbe potuto affermarla esplicitamente.

Il legislatore si è invece limitato a qualificare dette prove come attività ordinaria di istituto; si tratta in sostanza di una norma attributiva di una competenza alle istituzioni scolastiche; il problema dell’obbligatorietà della partecipazione dei docenti a dette prove non è quindi risolto da tale disposizione”. Il dl 5/12 corregge, casomai, il vulnus segnalato da Paolucci. Ciò non toglie che – per rendere l’Invalsi obbligatorio – occorra una delibera del collegio dei docenti, che – nella dimensione della volontà collettiva su temi di competenza esclusiva- contempera il principio della libertà di insegnamento, costituzionalmente determinato.

Mercoledì prossimo il maestro Flavio è convocato dalla dirigente per il contraddittorio. La sanzione più grave in cui potrebbe incorrere sono 10 giorni di sospensione dello stipendio; Flavio è comunque tranquillo e determinato, per niente spaventato; propenso ad esporsi perché il caso venga conosciuto e difeso.

Mi è sembrato utile raccontare una storia di dignità e convinzione (pedagogica, culturale, democratica), che – comunque vada a finire – costituisce un monito per tutti noi, troppo spesso inconsapevoli di quelli che sono realmente diritti e doveri.

 


2 responses to “Storia di una sanzione disciplinare (puntata 1)

  • Margherita Romano

    Bravo, coerente e coraggioso. Io non lo sono stata.

  • Maria Paola Curreli

    Aggiungo solo una cosa, non di poco conto a mio parere: se fosse vero che la somministrazione delle prove INVALSI è obbligatoria nessun sindacato avrebbe potuto indire lo sciopero. Eppure da qualche anno i Cobas e altre sigle indicono lo sciopero per le giornate di somministarzione e nelle scuole ce ne arriva comunicazione dagli UU.SS.RR., il che significa che tale sciopero è autorizzato. Nessun sindacato può invece indire uno sciopero per bloccare le prove INVALSI durante l’esame conclusivo del 1° ciclo di istruzione che, infatti, sono obbligatorie

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.